Confrontarsi con gli altri è una tendenza naturale, che tutti noi, in quanto esseri umani, abbiamo. Tale confronto può essere assolutamente neutrale, come quando si limita a valutare le somiglianze e le differenze e può risultare essenziale per il ragionamento intelligente. E’ inoltre produttivo quando ci sentiamo ispirati ad emulare alcuni aspetti di altri che ci hanno colpito e quindi quando ciò ci spinge a migliorarci. Secondo lo psicologo e sociologo Leon Festinger l’essere umano ha sviluppato la tendenza a confrontarsi con l’altro per il bisogno di verificare le sue opinioni e competenze, in assenza di strumenti di misurazione naturali o fisici. È un sistema usato per ottenere la misura del nostro vivere all’interno della società. Dato che non esistono strumenti oggettivi al di fuori del contesto sociale che misurino il valore, ci guardiamo intorno in cerca di un punto di riferimento che ci aiuti a capire se stiamo agendo bene o male: nel lavoro, nelle relazioni, nella vita in generale.
La trappola del confronto con gli altri
Seppur innato e utile, confrontarsi con gli altri diventa disfunzionale quando produce sentimenti quali invidia o gelosia oppure quando ci porta a giudicarci migliori o peggiori degli altri. Fin da piccoli, durante le scuole o nello sport i bambini vengono messi a confronto fra di loro. Chi è più intelligente, più carino, più bravo? Viviamo in una società competitiva in cui la persona non vale per quello che è, ma in relazione agli altri. In questo contesto il confronto è diventato lo strumento attraverso il quale cerchiamo il nostro valore fuori da noi stessi e non in noi stessi. Paragonarci agli altri allora rischia di attivare in noi emozioni spiacevoli e di diventare il sistema di misura delle nostre presunte mancanze, assumendo la funzione negativa di autosabotaggio piuttosto che quella positiva di motivarci al miglioramento. Quando cadiamo in questa trappola il confronto ci opprime e ci rende infelici. Tutto questo, soprattutto negli ultimi anni con l’avvento e la crescita esponenziale dei social network, si è ulteriormente potenziato, portando sul piatto del confronto non più i nostri simili, ma addirittura modelli di paragone sempre più irraggiungibili.
La negazione di noi stessi nel confronto con gli altri
Il confronto costantemente con gli altri potrebbe derivare da una bassa autostima e dalla mancanza di fiducia rispetto al proprio percorso di vita. Dal punto di vista logico è, inoltre, un’operazione riduttiva. Il confronto con gli altri porta sempre alla negazione di noi stessi. Secondo Kierkegaard, confrontarsi agli altri ci allontana dalla nostra essenza, impedendoci di essere autentici e creando bisogni che prima non pensavamo di avere. Ogni volta che ci paragoniamo agli altri perdiamo di vista la complessità che caratterizza ognuno di noi e questo si riflette in un impoverimento dell’individualità. Esasperare il confronto ci condurrà inevitabilmente verso il tentativo di soddisfare sempre più nuovi “bisogni” con lo scopo di ottenere la felicità, ma in realtà finiscono col renderci perennemente insoddisfatti. Un po’ come l’asino con la carota, cerchiamo di raggiungere un obiettivo che attraverso il confronto spostiamo sempre più in avanti.
Come sfuggire dalla trappola del confronto con gli altri?
Uscire dalla trappola del confronto con gli altri non è facile, specialmente quando fa parte di noi da molto tempo. Tuttavia, riuscirci significa finalmente vivere in pace e soddisfatti secondo i propri desideri e i propri valori. Per sfuggire da questa trappola dobbiamo provare ad andare oltre il confronto. La prima cosa è rendersi conto che confrontarsi con gli altri è il segnale che non ci amiamo o non ci valorizziamo abbastanza. Quando abbandoniamo la necessità di confrontarci con gli altri, di guardare fuori da noi per trovare i punti di riferimento con cui stimare il nostro valore, possiamo iniziare a guardarci dentro. Connettendoci con noi stessi siamo in grado di capire di cosa abbiamo veramente bisogno e cosa davvero desideriamo per noi stessi. Desideri autentici, che provengono da noi stessi. Non quelli imposti dai paragoni. Durante questo processo di auto-accettazione, iniziamo a scoprirci, apprezzarci e valorizzarci per ciò che siamo. Iniziamo a pensare realmente a come vogliamo vivere e quali cambiamenti ci renderebbero davvero felici.
Cosa possiamo fare
Accorgersi e scoprire i nostri obiettivi.
È molto importante distinguere tra i nostri obiettivi e gli obiettivi che sembrano nostri, ma che sono legati alle aspettative degli altri. Capita molto spesso di voler dimostrare il nostro valore a qualcuno a tal punto da confondere le sue aspettative e i suoi scopi con i nostri. Come se disattendere quelle richieste significasse non valere abbastanza. Mettere a fuoco ciò che è davvero importante per noi potrebbe essere il primo grande passo per uscire dalla trappola del confronto.
Proviamo a rispondere a queste domande:
- Ci sono cose che ho fatto solo per dimostrare il mio valore a qualcuno?
- Se non ci fosse qualcuno con confrontarsi agirei diversamente? Quali bisogni ho in questo momento della mia vita?
- Quali, per me, hanno la priorità su altri?
Comprendere le nostre caratteristiche
Ognuno di noi ha delle caratteristiche che ci differenziano gli uni dagli altri. Ognuno ha le sue attitudini, i suoi valori, le sue preferenze, i suoi modi di fare le cose e le sue scale di priorità. La realizzazione e la felicità passano necessariamente dalla coerenza con noi stessi. Rinunciare a parti di noi e accettare i sistemi di valori imposti dall’esterno, solo per cercare di essere più simili a qualcuno che ammiriamo o per dimostrare il nostro valore a qualcuno, ci allontana da noi e ci porta a vivere una vita fatta di continue frustrazioni.
Proviamo a chiederci, ad esempio:
- Quello che sto facendo, lo sto facendo davvero per me?
- Quanto di quello che sto facendo o che ho fatto nella mia vita è stato mosso dal confronto con qualcuno?
- Sto veramente facendo qualcosa in linea con le mie caratteristiche, attitudini e valori?
Accettare gli errori e promuovere la gentilezza
Ogni scelta rappresenta un’incognita. Nessuno di noi avrà mai la certezza che le scelte che farà saranno sempre quelle giuste. Quanto è pericoloso, per noi, fare errori? Capita spesso, purtroppo, che sbagliare venga confuso con fallire e porti all’errata convinzione di non avere abbastanza valore. Sbagliare potrebbe esporci a giudizio o alla delusione degli altri. Spesso chi ha una bassa autostima tende a concentrarsi sugli errori fatti in passato e giudicarsi costantemente sulla base di quelli. Non dobbiamo mai confondere chi siamo stati o cosa abbiamo fatto con il nostro attuale valore. Dobbiamo invece, imparare a perdonarci, promuovendo un atteggiamento di gentilezza verso noi stessi e ricordandoci che l’unica mappa che abbiamo per orientarci in tutta questa incertezza è data da quello che sentiamo nel qui ed ora: dai nostri bisogni interni, dalle nostre attitudini, dalle nostre motivazioni e dai nostri valori. Sulla base di questo scegliamo cosa è giusto per noi in un determinato momento. Avere come obiettivo quello di non sbagliare mai, oltre ad essere poco realistico, ci carica di moltissima ansia e ci espone al rischio non decidere in maniera lucida. Impariamo inoltre, a vedere il lato positivo dei nostri errori e a riflettere su di essi per migliorarci e andare avanti.
Riconoscere il nostro valore
Spesso facciamo proprio il contrario. Siamo propensi a concentrarci su ciò che ci manca e che magari gli altri hanno, piuttosto che su ciò che abbiamo e ci rende felici. Tendiamo cioè a paragonare le nostre debolezze con i punti di forza degli altri. Quando accade ciò possiamo provare a concentrarci sulle cose positive della nostra vita, su ciò che ci da soddisfazione e che ci rende felici. Ricordiamoci che siamo abbastanza così come siamo e nessun paragone con altri potrà mai definire il nostro valore.
Proviamo a chiederci:
- Quante volte mi concentro sui miei successi?
- Quante volte mi sono riconosciuto/a il merito per i miei traguardi?
- Quali sono i miei punti di forza e come posso usarli?
Evitare il confronto
Grazie ai social media, oggi, cadere nella trappola del confronto con gli altri è ancora più facile. Spesso ciò che viene mostrato è solo quello che vogliamo che gli altri vedano di noi. Così come accade per le foto, applichiamo filtri anche alla nostra realtà, evidenziando gli aspetti positivi e nascondendo quelli che ci piacciono meno. Conoscere quello che in noi fa scattare la trappola è utile per provare a disinnescarla. Ogni qual volta ci accorgiamo di essere caduti nella trappola, ricordiamoci, senza giudicarci, che basta spostare la nostra attenzione verso altre cose o ad esempio, se siamo sui social, posare lo smartphone.
Proviamo a domandarci:
- Cosa mi porta a confrontarmi?
- Quando faccio più confronti?
- Cosa penso quando mi confronto con qualcun’altro/a?
Valorizzare i nostri progressi
Essere impegnati in competizioni e in confronti con altre persone ci fa perdere di vista i nostri progressi. Invece di cercare al di fuori di noi i parametri per un confronto, sarebbe più utile che ci confrontassimo con i risultati da noi ottenuti, mettendoli in relazione con i nostri punti di partenza, valorizzando così i nostri progressi e gli sforzi fatti per raggiungerli.
Proviamo a rispondere a:
- Quanto sono migliorato rispetto agli inizi?
- Cosa ancora posso fare per migliorarmi?
- A che punto sono?
Siamo onesti con noi stessi
È risaputo che le emozioni che non riusciamo a gestire finiscono per dominarci. Se siamo in costante lotta con l’invidia, il modo migliore per disarmarla è chiamarla con il suo nome. Potremmo addirittura, se ci sentiamo particolarmente audaci, confessare agli altri le nostre emozioni, a quel punto si dissolveranno magicamente. Nella conoscenza dell’esperienza altrui potremmo arrivare a scoprire cose impensabili.
Proviamo a chiederci:
- Cosa sto provando?
- Perché sto provando proprio ora questa emozione?
Per approfondire queste tematiche e imparare a conoscersi meglio può essere utile un consulto psicologico con un professionista qualificato. Se cerchi uno psicologo a Pisa che possa aiutarti contattami.
Ottimo articolo, grazie. Mi ha dato degli interessati spunti di riflessione sulla mia situazione.
Grazie Simona, il tuo commento mi fa molto piacere.
Grazie dell’articolo, molto interessante. Io mi ritrovo a 57 anni a sentire di aver fatto molte cose per piacere agli altri e poco conoscendo veramente me stessa. Anche se sono andata dallo psicologo sempre. ora mi ritrovo a essere invidiosa verso la mia giovane psicologa che dopo aver fatto molto per me e per altre persone è incinta, e avrà un bambino cosa che io non mi sono permessa di fare perché mi sentivo inadeguata. Lei ha fatto studi e percorsi che sarebbero piaciuti a me e io potrei essere sua madre mentre lei ha fatto molto più di me in un campo che sento importante per me: aiutare gli altri. Questo lo faccio anch’io sempre di più ma ho perso tantissima vita in relazioni inutili e cercando l’approvazione. Mi sembra di aver perso troppo tempo. mi sembra di essere un carcerato uscito di galera dopo 35 anni. Ho molta rabbia
Grazie, Lorena, per il prezioso commento.
C’è molto rammarico in queste parole e ovviamente tanta rabbia. Mi permetto di consigliarti di cercare la via per una vita genuina, di guardare solamente ai tuoi desideri, alle tue ambizioni, ai tuoi sogni. Scava in te stessa fino a trovarli e poi fai di tutto per raggiungerli. A quel punto il rammarico lascerà il posto all’accettazione e alla soddisfazione. Buona fortuna.
Che bell’articolo, complimenti!
Grazie, Isabella
Grazie! L’ho salvato…. x potermi aiutare… davvero molto utile!!!💪❤✌😊
Grazie Antonella per il tuo feedback. Sono contento di esserti stato utile
Complimenti
Grazie, Gian Matteo
Grazie per questo bellissimo e pratico articolo.Sono una testimone di Geova e come tale mi sforzo di leggere la Bibbia ogni giorno,spesso mi sono ritrovata a meditare su Galati 6:4…e altre scritture simili a queste,avvolte leggendo non riusciamo a comprendere pienamente il valore del consiglio perché abbiamo bisogno che qualcuno ci spieghi :(il perché, o il come 🙂 può esserci veramente di aiuto o “perché ne abbiamo veramente bisogno.”!!
Grazie per questo straordinari approfondimento.
Grazie per il commento.
Ho 19 anni,È da un po’ di tempo che mi sento come “inutile” mai abbastanza,mi paragono a gli altri…e questo mi fa soffrire mi fa star male mi sento infelice,e voglio riuscire a superare questa cosa ma non so da dove partire,ho bisogno di pensare e credere in a me stessa. Piango spesso per questo motivo,per far capire a che livello sono arrivata…ho provato più volte a prendere la patente e non ci sono riuscita,vedendo gli altri come compagni di scuola o il mio ragazzo prenderla senza problemi,mi sono sentita inferiore,stupida rispetto a loro,ponendomi tantissime domande del tipo perché loro si e io no? Cosa mi manca a me? Sono stupida? So che è follia ragionare in questo modo,ma davvero mi sta divorando questa cosa…anche il fatto che sono DSA a scuola,mi sento una persona stupidamente sento inferiore rispetto a gli altri,mi guardo e mi sento piccola. Mi fa male
Mi dispiace per la situazione e capisco quanta sofferenza ci sia dietro queste parole. Sicuramente un percorso di psicoterapia potrebbe aiutare, sia a comprendere le difficoltà sia ad affrontarle. La cosa importante è non chiudersi e isolarsi.
Se serve sono a disposizione.
Buongiorno, ho trovato anche io l’articolo molto interessante. Sono già seguita da un bravo psicoterapeuta, quando ho letto del provare invidia, io la provo costantemente e me ne vergogno, non riesco a lasciarla andare. Con la mindfullness silenzio per un po’ la cosa, ma poi durante la giornata o in qualche ora si ripresenta. Spero di trovare più serenità in questa cosa. Grazie dei suoi spunti.
Grazie per il commento. L’invidia è un’emozione complessa, ma fa parte della natura umana. Spesso l’invidia riflette l’immagine che abbiamo di noi stessi. Sicuramente il percorso di terapia saprà aiutarla al meglio.
Questo articolo è molto profondo e coglie perfettamente la mia situazione attuale, veramente molto utile e interessante.
Grazie per il commento.
Potremmo addirittura, se ci sentiamo particolarmente audaci, confessare agli altri le nostre emozioni, a quel punto si dissolveranno magicamente.
Confessarli non e’ solo un modo vigliacco per liberarsi dal peso ?
Grazie Laura per il commento. Perché sarebbe un modo vigliacco? Non nuoce a nessuno. In un confronto sano, una confessione in tal senso, risulterà uno scambio normale e contribuirà, oltre a dare valore a noi stessi, a mettere in discussione e smontare la paura più grande, ovvero quella di sentirsi esposti, senza appesantire l’altro, anzi validandolo e investendolo di fiducia.